Se sei uno che ama allenarsi e che, magari, fa della sua atleticità il suo cavallo da battaglia sappi che, prima o poi, potresti fermarti perché impossibilitato. Subire una o più battute d’arresto è normale, le avversità che possono farti rallentare parecchio il tuo ritmo di crescita sono praticamente ovunque. Per esempio, un infortunio che minaccia la carriera (vedi il saltatore in alto Gianmarco Tamberi), la retrocessione da una squadra di alto livello a causa delle scarse prestazioni o la necessità di trasferirsi in un altro paese per continuare a competere nel proprio sport (vedi Messi con l’FC Barcelona) oppure, come in questi ultimi due anni, la pandemia.
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Ma nonostante tutto, in alcuni casi e per alcuni atleti, l’esposizione a gravi ‘traumi’ non sempre si traduce in risultati negativi.
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Perché alcuni atleti si riprendono dalle avversità o subiscono disagi minimi di fronte a queste ‘aggressioni emotive’?
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Prendiamo per esempio il campione olimpico (Tokyo 2020) Gianmarco Tamberi, soprannominato Gimbo dai più, il quale si è contraddistinto per una resilienza tale da farle vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo 2020.
E’ proprio vero, se vuoi essere il numero uno devi essere pronto a perdere e a cadere. E lui, Gimbo, come ha raccontato più volte in varie interviste, di cadute ne ha conosciute tante.
Nel 2012 agli Europei di Helsinki chiuse al 5° posto con 2.24 e, agli Assoluti di Bressanone, nonostante abbia centrato la terza migliore prestazione italiana di sempre saltando 2.31 che gli valse la qualificazione alle Olimpiadi di Londra, ne uscì in qualifica fallendo l’ingresso in finale. Il 2 agosto 2015 migliorò ad Eberstadt, in Germania, per due volte il primato italiano saltando prima 2.35 e poi 2.37, ma, anche qui, perdendo sempre tutte le competizioni.
Solo a partire dal 2016 iniziò a guadagnarsi qualche medaglia internazionale ma che lo portò poi ad affrontare forse l’ostacolo più grande della sua carriera sportiva.
Siamo nel 2016 e Gimbo stabilisce, a Hustopece (Repubblica Ceca), il primato italiano indoor saltando 2.38 m e centrando la miglior prestazione mondiale indoor dell’anno. Un mese dopo, il 19 marzo a Portland (Stati Uniti), vince la medaglia d’oro ai Mondiali indoor con la misura di 2,36. Il 10 luglio, saltando 2.32, conquista ancora un oro agli Europei di Amsterdam diventando il primo italiano a vincere la medaglia più pregiata nel salto in alto. Pochi giorni dopo, il 15 luglio, vince la gara dell’Herculis, meeting internazionale del Principato di Monaco, nona tappa della Diamond League, migliorando il record italiano in 2.39 m. Tentando di andare oltre i suoi limiti, nella seconda prova dei 2.41 si infortuna alla caviglia sinistra compromettendo la propria partecipazione alle Olimpiadi di Rio.
Per arrivare poi a Tokyo 2020 … e il resto della storia già la conoscete.
Quindi il concetto di resilienza, in questo caso, è fondamentale per far fronte a tali esigenze e sfide.
Questo ragionamento possiamo farlo a tutti gli altri medagliati, ori, argenti e bronzi italiani che in questa olimpiade hanno fatto riviere un amore e una passione per lo sport che mai l’Italia aveva vissuto prima. A partire dal calcio dove l’Italia, una squadra apparentemente sfavorita è riuscita ad arrivare sul tetto d’Europa vincendo l’Euro 2020 al Wembley Stadium di Londra contro l’Inghilterra, un campionato che non vincevamo da 50 anni. Poi il Karate, dove Busà vince l’oro olimpico contro Aghayev, considerato il Messi del Karate per intenderci. Da Jacob nei 100m che sancisce il record europeo con i suoi 9″80 garantendole la medaglia d’oro, poi vinta anche nei 4×100 in squadra questa volta con Tortu Filippo, Desalu Eseosa e Patta Lorenzo, i quali, con un incredibile 37″50, ci portano al primo posto alla finale olimpica di Tokyo 2020.
Sono 40 quest’anno le medaglie olimpiche, mai così tante. I successi sportivi dell’Italia quest’anno, successi che sono arrivati grazie a una spiccata perseveranza e dedizione di questi individui di continuare a crederci nonostante tutto. Di credere nelle proprie capacità senza ascoltare i pareri di chi, invece, li dava già per vinti e non per vincitori.
In questo senso la resilienza ha giocato un ruolo chiave e, sebbene vi sia ancora un considerevole dibattito su una definizione formale, i temi comuni tra la maggior parte delle concettualizzazioni contemporanee rivelano che la resilienza racchiude la capacità di riconquistare o mantenere relativamente stabile, sani livelli di funzionamento psicologico e fisico.⠀
Come conferma la dott.ssa Antonella Ferrari, psicologa perfezionata in psicobiologia e neuroscienze cognitive, “per un adattamento funzionale in situazioni di duro allenamento, di competitività e pressione emotiva, è necessario che l’atleta sviluppi una buona gestione delle sue energie mentali, non solo fisiche. In questo contesto gioca un ruolo decisivo la resilienza: un insieme di abilità mentali e comportamentali che oltre ad essere un potenziale innato, si possono allenare in modo specifico.”
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Sempre la dott.ssa Ferrari identifica quindi 5 soluzioni per migliorare la resilienza nell’ambito delle performances:
“1- Riconosci le modalità di pensiero a cui sei abituato, perché a queste si collegano le tue emozioni; se necessario, modificale per migliorare la loro gestione.
2- Ci tengo a precisare quanto sia importante il modo di parlare a te stesso. Le parole che utilizzi per spronarti, stimolarti e anche criticarti fa’ che siano parte di un dialogo costruttivo mai negativamente giudicante. Altrimenti ti darà un punto di vista cieco e poco produttivo.
3- Individua quali sono i valori con cui ti identifichi come atleta. Devono significare qualcosa per te, solo così ti guideranno in situazioni stressanti!
4- Sviluppa un sistema di supporto per fronteggiare i risultati negativi. Non superare delle sfide o non raggiungere una performance all’altezza delle tue aspettative potrebbe scoraggiarti e farti perdere motivazione, ma sviluppa una mentalità di crescita e analizza i tuoi punti deboli concentrandoti sugli aspetti che puoi controllare e migliorare.
5- Dedica sempre del tempo ad attività che non siano correlate solo al tuo sport, in modo da avere un buon recupero mentale. E mantieni uno stile di vita equilibrato, favorendo relazioni significative che potrebbero farti da supporto nel momento del bisogno.”
Lo ammetto, il concetto è semplice da spiegare ma nella realizzazione è facile perdersi.
Non tutti sono disposti a questo tipo di sacrificio, perché di questo si tratta … sacrificio.
E’ un sacrificio uscire fuori dagli schemi e fare qualcosa che non si ha mai fatto, è un sacrificio dedicarsi a migliorarsi, è un sacrificio trovare il tempo e la voglia di realizzare i propri progetti.
Però se non sei abbastanza motivato a sacrificarti per migliorare la versione attuale di te, significa che non ci tieni abbastanza e che ti meriti di stare li dove sei, perché non c’è sacrificio abbastanza grande per chi ha veramente voglia di crescere. Sono un po duro lo so, però sappiamo bene che è così. Se poi dai il massimo, e dentro di te sai che non avresti potuto dare di più, non fa nulla. Almeno ci hai provato e hai capito qual’è il tuo limite fisico o mentale, però sai dove poter andare a “giocare” affinché tu possa ottenere il massimo con il minimo sforzo.
L’importante è non perdersi, non buttarsi giù, perché in un mondo dove tutto è alla portata di tutti, le opportunità di migliorarsi diventano potenzialmente infinite. Quindi non smettere di credere in te stesso e cerca di seguire quelle semplici soluzioni, a me hanno aiutato … e sono sicuro che potranno aiutare tantissime altre persone.
Se volete una consulenza con la dott.ssa Ferrari scrivetemi, sarò felice di mettervi in contatto.