“We can do more than what we think.” It’s a belief system that I have adopted and it has become my motto. There is more than meets the eye and unless you are willing to experience new things, you’ll never realize your full potential.”
Becoming the Iceman).
L’obiettivo di ogni atleta è quello di svolgere un compito nel miglior modo possibile. La prestazione ottimale si chiama comportamento atletico funzionale (FAB) e richiede non solo abilità fisiche, ma anche un attenzione mentale molto acuta. Pensieri negativi, distrazioni, letargia, insieme ai disturbi fisici, possono avere un impatto sul FAB. Pertanto, gli psicologi dello sport hanno a lungo raccomandato l’utilizzo di strategie mentali per ottenere un vantaggio competitivo in termini di efficienza mentale. Storicamente, gli atleti utilizzavano abilità quali la visualizzazione o immaginazione, il self talk, impostazione e visualizzazione degli obiettivi, soppressione delle distrazioni e regolazione dello stato emotivo. Queste abilità provengono da una scuola di pensiero conosciuta come formazione delle abilità psicologiche (PST).
Questa formazione delle abilità psicologiche promuovono la consapevolezza dei pensieri, dei sentimenti e delle sensazioni, non al fine di annullarli ma con il solo scopo di controllarli. La ‘mindfulness‘ (meditazione) favorisce tale consapevolezza ma tuttavia, ciò che può accadere successivamente, può differire significativamente.
Cos’è il mindfulness?
L’ idea di questo “stato di consapevolezza” nello sport iniziò nel 1985 con uno studio che vide la somministrazione di un ciclo di meditazione a dei vogatori olimpici. Alcuni dei vogatori ritennero che le loro prestazioni agonistiche migliorarono durante la prova attribuendo questo miglioramento alla pratica meditativa. Da allora, tutta la ricerca condotta dimostrò che la meditazione effetivamente porta ad abbassare lo stress, diminuire l’ansia e produrre cambiamenti chimici e duraturi nel cervello. Questo stato di consapevolezza può essere definito come un’attenzione al presente e a tutto ciò che viene sperimentato sul momento (fisico, emotivo, spirituale, mentale e percettivo); Tuttavia, l’obiettivo non è di pensare alle cose belle della vita ma di accettare ogni aspetto dell’esperienza con comprensione e consapevolezza. In questo, le sensazioni, i pensieri e le emozioni che si sperimentano semplicemente esistono, senza alcun altro giudizio o azione.
Questo stato di accettazione consapevole, consente all’atleta di concentrarsi solo su ciò che è necessario in quel momento, piuttosto che sulle circostanze del compito, che si traducono in una maggiore efficienza mentale e quindi fisica. Esistono diversi approcci circa questa formazione della consapevolezza, ma sono spesso divisi in due scuole di pensiero
- La prima è la meditazione focalizzata sull’attenzione (FAM), in cui la persona si concentra su un oggetto specifico o su un’azione particolare, come la respirazione. Quando uno sport richiede il focus su un’operazione sequenziale e prevedibile, la FAM può aumentare il focus e permettere che l’atleta elimini ogni distrazione.
- Il secondo tipo di meditazione è la meditazione aperta di monitoraggio (OMM), dove il soggetto controlla tutti gli input esterni e interni, ma rimane aperto e non reattivo. Questo tipo di meditazione probabilmente è più indicata per gli sport di situazione.
Attivare la prestazione sportiva!
Perfetto! Avete ottenuto la vostra pace interiore … ma siete sicuri che questo vi basterà ad ottenere la migliore prestazione di tutti tempi?
I ricercatori dell’Istituto francese di sport, a Parigi, cercarono di rispondere a questa domanda prendendo come casi studio dei golfisti agonisti. Sette giovani golfisti d’élite, precedentemente istruiti in PST, parteciparono a un corso di 4 mesi di formazione sulla meditazione. Oltre i loro soliti allenamenti i golfisti, quindi, praticarono degli esercizi di meditazione guidata (pre-registrati e in maniera totalmente indipendente), due volte alla settimana. I ricercatori istruirono e incoraggiarono i golfisti affinché assimilassero tali competenze apprese durante le sessioni. Li istruirono a “scansionare” sia il corpo che l’ambiente e a notare le circostanze in cui si trovavano, li addestrarono a concentrarsi sul bersaglio, sulla traiettoria, e a scegliere il club richiesto. L’ultima parte dell’esercizio previde l’incoraggiamento al golfista a concentrarsi solo sull’obiettivo, non sul colpo, facendo in modo che il colpo diventasse più automatico.
Alla fine della stagione, i ricercatori confrontarono questi “golfisti consapevoli” con il gruppo di controllo, dei golfisti provenienti da un altro centro di formazione a cui venne somministrato lo stesso trattamento PST iniziale. I golfisti che ricevettero l’addestramento ‘mindfulness’, tutti aumentarono la loro prestazione alzando il loro punteggio nazionale, mentre soltanto due dei sei golfisti del gruppo di controllo riuscirono nell’impresa di migliorare la loro prestazione e, quindi, salire di punteggio. Tutti i golfisti che ricevettero questo trattamento, segnalarono un miglioramento delle loro prestazioni proprio perché più consapevoli.
Per determinare se la meditazione migliori veramente le prestazioni in un qualsivoglia sport, uno studio dell’Università di Teheran ha esaminato come l’allenamento della consapevolezza ha influito sulle prestazioni e sui livelli di ansia nei giovani calciatori. Quindici giocatori ricevettero 30 minuti di meditazione guidata, due volte a settimana per sei settimane. I 15 giocatori del gruppo di controllo non ricevettero alcun trattamento. Furono dati dei questionari per monitorare l’ansia sportiva e vennero fatti dei test sulla prestazione sul campo, i quali vennero somministrati ad entrambi i gruppi sia prima che dopo l’allenamento su campo. Il punteggio di questa scala (relativa allo stato d’ansia) diminuirono e i punteggi della prestazione atletica aumentarono ma solo nel gruppo d’intervento, al contrario del gruppo di controllo. Sia i golfisti che anche i calciatori, dimostrarono netti miglioramenti sulle prestazioni. Questo portò gli psicologi a chiedersi come funzionasse la meditazione per far si che le prestazioni sportive arrivassero a migliorare in tal misura.
Superare gli ostacoli
Psicologi europei e americani condussero uno studio multicentrico e multiforme per determinare come, effettivamente, questa consapevolezza interiore potesse migliorare la performance sportiva. Questo studio cercò di valutare il ruolo che la consapevolezza gioca nell’auto-efficacia e nelle prestazioni sportive. L’allenamento della consapevolezza sicuramente migliorò quelli che erano i punteggi relativi al coaching, alla leadership ma anche alla squadra in generale, che a sua volta portò a miglioramenti alla prestazione. Altri ricercatori pensano che la mindfulness possa influenzare il flow (flusso), che porta a migliorare le prestazioni. Il flow è quella sensazione elusiva che tutto è facile e che si sta eseguendo un certo compito al top delle nostre possibilità. Quando si sperimenta questo flusso, si diventa così occupati e soddisfatti da quello che si sta facendo che ci si può addirittura dimenticare di fare le cose anche più basilari e importanti, come mangiare!
Uno studio dell’Università del New England cercò di comprendere se effettivamente un programma di otto settimane, di formazione sul mindfulness, potesse effettivamente cambiare i livelli di consapevolezza e quindi influenzare il flusso, l’ansia sportiva e il pessimismo legato allo sport, in questo caso dei ciclisti agonisti. Ventisette ciclisti parteciparono al programma di formazione di 8 settimane, e 20 altri ciclisti (sempre agonisti) servirono come gruppo di controllo – i quali non subirono nessun intervento. I partecipanti del gruppo di controllo compilarono dei questionari online pre e post trattamento. Il gruppo trattato partecipò a dei laboratori sulla consapevolezza, dei training autogeno, delle audio meditazioni guidate, e delle sessioni di formazione guidata durante le quali i ciclisti eseguivano un allenamento su bike a casa. Come previsto, il gruppo trattato mostrò maggiore consapevolezza, un più alto focus e un diminuito ‘pessimismo’ rispetto ai ciclisti del gruppo di controllo. Tuttavia non furono identificate significative riduzioni degli stati d’ansia emotiva rispetto al gruppo di controllo, nonostante il programma di meditazione.
Da notare
Una breve nota sui tempi; i partecipanti nella maggior parte degli studi di cui sopra si impegnarono in pratiche lunghe, di solito di circa 8-12 settimane.
In uno studio, volto a identificare come gli atleti effettivamente possano sperimentare tale effetto positivo della meditazione, gli psicologi della Boston University iscrissero i membri di una squadra di calcio femminile della prima divisione in un corso di meditazione della durata di 6 settimane, al fine di migliorarne la prestazione sul campo.
I partecipanti furono intervistati sulla loro esperienza circa la loro partecipazione al programma e riferirono che il trattamento della consapevolezza non fece scattare nessuna scintilla, perlomeno non prima della quarta settimana.
Di conseguenza, mentre una meditazione di cinque minuti può, in taluni casi, calmare i vostri nervi prima di una competizione importante, i risultati duraturi ed efficaci derivanti da quest’allenamento mentale, certamente richiede tempo e impegno.
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