Ti è mai capitato di vedere una persona che, assorta nei propri pensieri, svolge un lavoro. Il suo lavoro. Ma la noti diversa … concentrata a seguire il proprio flusso come se il mondo attorno a lei si zittisse, come se smettesse di esistere. Le noti una passione, un fuoco che arde. Uno scopo. E tutto d’un tratto… inizi a farti domande su come si possa restare così ‘sul pezzo’ senza mai perdere di vista l’obiettivo.
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Questo è stato uno di quei misteri della vita che ho sempre voluto approfondire perché quel focus, che prima sembrava essere un esclusiva solo dei G.O.A.T (Greatest Of All Time), con il tempo mi resi conto che quello stato di ‘mindfulness’, forse, così irraggiungibile non era. Probabilmente queste persone avevano semplicemente trovato la loro strada.
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Se andiamo a vedere la vita di questi top player (tipo Michael Jordan, Nadal, Valentino Rossi, Messi ecc.), la loro vita era, e per alcuni di loro lo è tutt’ora, completamente incanalata in un unico grande sogno, quello di diventare i numeri uno nella loro disciplina. Loro non si sono mai persi facendo cose che non le appartenevano ma si sono sempre dedicati al 100% in qualcosa in cui credevano.
Lo stesso si può dire anche nella sfera lavorativa, sociale, amorosa ecc. Le coppie che durano sono le coppie che presentano un maggiore equilibrio, sostenibilità e dedizione. Le persone che riescono a sfondare nel lavoro sono persone che hanno passione per quello che fanno, che vivono il proprio lavoro come una missione, che hanno obiettivi ben più grandi del mero ‘fare soldi’.
Per queste persone non esiste un percorso migliore, non esiste la strada più facile, non esistono le scorciatoie o i ‘non fallirò mai’.
Il fallimento secondo i campioni
Lo insegna il grande M.J., il quale disse “I’ve missed more than 9000 shots in my career. I’ve lost almost 300 games. 26 times, I’ve been trusted to take the game winning shot and missed. I’ve failed over and over and over again in my life. And that is why I succeed.”
Questo è l’altro punto fondamentale. L’idea del fallimento non è percepita come una vergogna perché tutti prima o poi falliremo in qualcosa. Il fallimento, per quanto possa essere spesso difficile da metabolizzare, fa parte dei giochi. Come ti rialzi e accusi i colpi, come ti predisponi a migliorarti ma anche come non ti lasci sopraffare dalle sconfitte … tutto questo fa di te un grande giocatore. Però credimi, se non hai scelto la strada giusta c’è un altissima percentuale di rischio che alla prima caduta lascerai perdere, rinuncerai a tutto.
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Solo quando trovi la tua strada ti rendi conto se è quella giusta o meno, solo provando e sbagliando ti rendi conto quale direzione sia quella corretta. Tutti questi campioni si sono trovati in almeno un bivio, perseguire il proprio sogno o scegliere magari una vita diversa, non necessariamente più serena o confortevole e non necessariamente più orrenda o comoda. Tutti questi campioni si sono sentiti dire almeno una volta “fallito!”, “non c’è la farai mai!”, “quella non è la scelta giusta per te”.
Quante volte, anche io, me lo sono sentito dire. Ora meno, ma negli anni tante … tantissime volte.
Segui il flow (flusso)
Oggi conosco quel flow, conosco quella sensazione di mindfulness che vi ho descritto all’inizio. Quando alleno una persona il mondo attorno cessa di esistere, il cuore rallenta i battiti e scatta la scintilla. Quella scintilla si scatena in fuoco. Un fuoco che mi permette di restare sul pezzo, focalizzato sull’allievo. Stessa cosa mi succede ora che sto scrivendo questo articolo e stessa cosa mi succede quando leggo un nuovo testo volto all’allenamento, non importa se è di fisiologia, anatomia, programmazione ecc., quando studio una parte del mio cervello assimila i concetti e l’altra parte immagina subito come poterli applicare sul campo con i miei allievi.
E se ancora non l’avete capito vi lascio le parole del mitico Kobe Bryant, fu uno dei giocatori di punta del NBA, il quale descrisse così la sua esperienza associata a questa condizione:
“Quando entri in quella zona sai al 100% di starci dentro, senza se e senza ma. Ci stai dentro e basta. Le cose iniziano a rallentare. Tutto rallenta e la sicurezza in te stesso è massima. Quando succede questo, non cerchi di focalizzarti su ciò che sta accadendo perché … lo potresti perdere in un secondo. Tutto diventa una voce sola e non senti questa o quell’altra cosa, non senti niente. È tutto un solo e unico rumore. Cerchi di restare nel presente e di non permettere a nessuno di spezzarti il ritmo.
Lo ripeto, finché rimani in questa zona sei inconsapevole di tutto ciò che accade. Non pensi a cosa ti sta intorno o a quello che succede fra il pubblico o nel resto della squadra. Sei come ovattato … devi cercare di restare nel presente e di non permettere a niente di spezzare quel ritmo.”
(audio originale su YouTube).
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Quindi la condizione ideale ad HP (alta prestazione) si può tradurre in:
– Assenza di timore-non si teme l’insuccesso;
– Assenza di pensieri o di analisi sulla performance (fase di automatismo motorio);
– Focus attentivo ristretto, mirato all’attività in sé;
– Sensazione di facilità-involontaria dell’esperienza;
– Sensazione di controllo personale;
– Distorsione spazio-temporale-percezione di un rallentamento del tempo.
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Questo è il mindset vincente.
Ma quindi il mindset cos’è?
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Queste parole di Kobe rafforzano molti dei concetti che cerco di promuovere con i miei allievi.
Il suo mindset era basato (ovviamente) in larghissima misura su un perfetto programma di preparazione fisica e di pratica sul campo.
Lui ha dimostrato una fenomenale abilità fisica dedicando alla cura del corpo un’attenzione maniacale, allenandosi con grinta e tenacia sia sul campo che in palestra.
Il modo in cui noi usiamo la mente per trovare il meglio da ogni cosa, l’opportunità dietro ogni problema che li spinge a trovare il meglio da ogni esperienza (positiva o negativa che sia) con il solo obiettivo di migliorarsi sempre. È il modo in cui danno senso al loro mondo interiore e come organizzano la loro vita esteriore per esplorare il loro potenziale.
Questo, ragazzi miei, è il mindset di chi ha scoperto e compreso la sua vera personalità cucendosi addosso tutto quello che si sentiva dentro, esprimendo quindi il suo pieno potenziale.
In psicologia, il mindset coinvolge i processi cognitivi, gli atteggiamenti, le credenze e le aspettative che una persona possiede. È la prospettiva ma anche l’approccio che abbiamo relativamente ad una circostanza o ad un’operazione. Si può avere una mentalità aperta, una mentalità di apprendimento, una mentalità rigida, una mentalità chiusa, una mentalità competitiva, una mentalità aggressiva, una mentalità performante, e la lista di tipologie va avanti.
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Il problema, se così possiamo definirlo, e che non nasciamo con un solo tipo di mentalità… ma è la trasformazione culturale derivante dalla società e dagli stimoli esterni che ci plagia la mente, quindi come noi pensiamo e interagiamo con il mondo esterno.
Una mentalità ad HP è a disposizione di tutti, senza esclusione di esperienza, età, genere, etnia, o stato economico sociale. Non è riservato agli atleti o agli intellettualmente dotati.⠀
Non si tratta di vincere o sovrastare gli altri. Si tratta della capacità di creare la struttura interna più efficiente che ci possa consentire di esprimere il nostro meglio.
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Una mentalità performante è quella che salvaguarda la tua autenticità e che allo stesso tempo è ottimale per una circostanza specifica. I pensieri intenzionali sono il fondamento di una mentalità HP. Quello che dici a te stesso conta. La ripetizione e la coerenza di quei pensieri si trasformano in modelli di pensiero. E nel corso del tempo, gli schemi di pensiero influenzano il modo in cui vedi il mondo, cosa pensi di te stesso e a ciò che è possibile raggiungere nella tua vita, come affronti le sfide, i fallimenti, i successi e persino la qualità delle tue relazioni.
In sostanza, i nostri pensieri modellano le nostre esperienze e hanno un impatto enorme sulla nostra capacità di esprimere i nostri doni genetici e le nostre abilità duramente guadagnate. La formazione di una mentalità ad HP è un’abilità essenziale per vivere bene, qualunque significato esso possa avere per voi.⠀
Se pensi di aver raggiunto il limite dell’esperienza che puoi fare, ti dico che sei lontano dall’averlo raggiunto. Dentro di te c’è molto di più. Molto più di quello che puoi minimamente immaginare.
Ecco come ottenere una mentalità ad alta prestazione
Mentre ci sono una varietà di approcci ad una mentalità HP, qui ci sono alcuni principi psicologici sulla quale puoi provare a investire:
Mindfulness: inizia aumentando la tua consapevolezza del tuo mondo interiore. Una componente centrale di questa consapevolezza è il processo di prestare attenzione (di proposito) senza farti influenzare da giudizi esterni.
Auto-scoperta: sviluppa una profonda chiarezza sui tuoi ‘principi guida’, la tua filosofia personale che, a sua volta, influenza i tuoi pensieri, parole e azioni.
Abilità mentali: proprio come noi formiamo e sviluppiamo il nostro corpo (fisico), noi possiamo anche sviluppare e allenare le nostre capacità mentali. Possiamo imparare a auto-generarci fiducia, un senso di calma e concentrazione profonda – tutte abilità mentali che entrano in gioco quando vivi situazioni difficili, momenti quindi in cui è difficile mantenere l’equilibrio e, quindi, un alta prestazione.
Riepilogando.
Per prima cosa inizia ad aumentare la tua consapevolezza del tuo mondo interiore. Questa è una delle ragioni principali per cui la consapevolezza mentale può essere così potente. Una componente fondamentale per incrementare questa consapevolezza è la meditazione (ma di questo ne parlerò meglio nel prossimo articolo).
Chi eccelle nella vita sa come impostare la propria mente per esprimersi al meglio delle loro possibilità. Indipendentemente dalla disciplina o dalla sfera d’azione, sport, arti, relazioni, lavoro ecc … queste persone hanno letteralmente il comando della loro mente.
Quindi cerca di seguire quelle semplici regolette e, se hai ancora dubbi, scrivimi in privato.
Ti reindirizzerò a una mia collaboratrice, la migliore psicologa sportiva che conosco (lei lavora anche a distanza).